28.12.05

Lo stralisco

Si può dipingere un mondo in divenire?

Montagne che da verdi diventano brune in autunno, poi con le cime innevate. Una nave che da punto appena visibile all’orizzonte, si avvicina lentamente allo spettatore fino a svelare la bandiera col teschio e l’equipaggio di pirati pronti all’arrembaggio. Un prato dove i fili d’erba, magia del pennello, crescono, e i fiori sbocciano e appassiscono?

Si può.

L’ha fatto Sakumal, un pittore turco abile nell’arte degli affreschi, chiamato da un ricco signore ad abbellire le pareti delle stanze del piccolo Madurer, costretto da uno strano malanno a vivere sempre all’interno del palazzo senza mai vedere direttamente la luce del sole e a respirare aria filtrata da garze sottili. Con Sakumal le pareti delle stanze di Madurer prendono colore e vita, diventano un mondo dove si combattono battaglie e si assediano castelli. Un mondo di persone ma anche di draghi volanti e stralischi, spighe-lucciola che si illuminano di notte. Un mondo vivente, dipinto.

Tutto questo è narrato nel libriccino “Lo stralisco” di Roberto Piumini, scrittore di testi per l’infanzia.

Si può fare lo stesso con la scrittura? Creare forme che mutano, situazioni che si trasformano ad ogni istante come accade nella vita reale?

...con un libro infinito, forse...

22.12.05

La quercia di Natale

Nella fattoria di Lucione (lo chiamano così perché è un omone grande e grosso) sono tutti in fermento: Natale è vicino, bisogna prepararsi! Tutti, a partire dalla moglie Tina, i due figli Marcone e Darione (che assomigliano al papà), i polli, i tacchini, le mucche e i maiali si danno un gran daffare. Partecipa anche lo spaventapasseri, ma solo se è di buon umore.

Coi fiori secchi, i rami di pino e le bacche fanno corone e ghirlande, da appendere qua e là nella fattoria. Riempiono cesti di mele biologiche per gli angeli che ne vanno matti, cuociono chili e chili di marmellate di marroni e preparano croccanti di mandorle per i bambini dei vicini, mettono nella stalla ciotole di latte e cognac per le renne di Babbo Natale, confezionano fantocci di panno rosso per il fienile e agghindano le mangiatoie con nastri e fiocchini.

Ma la cosa più bella è la quercia di Natale.
E’ vecchissima. Ha quasi 500 anni ed è più alta di un grattacielo di New York e più larga di un camion messo per traverso, ha la corteccia spessa come un tavolo di legno massiccio e ogni autunno fa un miliardo di ghiande.

D’inverno non ha foglie, ma si può addobbare benissimo. Basta un po’ di fantasia, e nella fattoria di Lucione non manca.

Dato che è tanto alta, serve l’aiuto alle nuvole basse. Scendono fin quasi a terra e si mettono in fila una poco più su dell’altra, formando una scala di gradini morbidi che arriva fin sulla cima della quercia. Può salirci solo uno alla volta e di solito è sempre il toro ad offrirsi: dice di avere l’equilibrio più stabile nonostante il peso.

Da sotto gli passano gli addobbi. Lui fa su e giù dalla scala un centinaio di volte, e alla fine è il più stanco di tutti.

Sull’albero, al posto delle solite palline, ci appendono:
stelle vere e comete di passaggio,
pezzetti di luna argentata,
cristalli di ghiaccio,palle di neve,

zucche colorate,
melecotogne profumate,
pigne luccicanti,
pannocchie infiocchettate,
grappoli di ghiande,
sacchetti di riso superfino,
cubi di formaggio grana,
borracce di grappa al mirtillo,
paioli di polenta taragna,
bottiglioni giganti di vino della Franciacorta,
secchielli di porcini secchi...

e poi falcetti, cesoie, rastrelli e badili, forconi,
dei secchi, qualche annaffiatoio, una carriola, una ruota di trattore,
piccozze, seghe, martelli e una scala a pioli, tutti spruzzati di polvere d’oro.

A far da punta, sull’albero si mette il gallo, col becco tirato all’insù. Quando scocca la mezzanotte del 24, lancia un acuto chicchirichì (lo usano anche per Capodanno).

Per finire, ognuno scrive qualcosa su un foglio di carta da pacco, lo arrotola, lo chiude con un ciuffo di fieno e lo lega a uno dei rami più bassi. Così penzolano dalla quercia i rotoli di natale del maialino, del toro, dell’oca e del gatto, di Lucione, di Tina e dei due figli che assomigliano al papà.

La notte di Natale si radunano tutti sotto la quercia. Ciascuno stacca da un ramo un foglio a caso e lo legge a voce alta. Lo scorso anno, al tacchino è toccata la lettera del topo, che diceva così:

Prego per tutti i topi del mondo, perché possano vivere in un posto bello come quello dove sto io, avere tanti amici sinceri e tanto buon formaggio come quello che c’è qui, nella dispensa della fattoria di Lucione. Io mi ci faccio di quelle scorpacciate! Buon natale. Firmato: il topo”.

[ favola scritta per la rubrica dei bambini di LombardiaVerde, il mensile della Direzione Agricoltura della Regione Lombardia, Dicembre 2005 ]

Beh, Buon Natale!
firmato: Sabina :)

Jingle bells, jingle bells…

L’augur latino prediceva il futuro.
Lo faceva ascoltando il grido degli uccelli, guardandone il volo o altro,
e l’etimo del termine sarebbe proprio quello: avis, uccello. Altri sostengono che la parola derivi da augere, aumentare, rendere augusto, degno di onore.
In qualsiasi caso, se ti faccio gli auguri (stesso etimo) significherà
che ti voglio predire un futuro possibilmente sereno,
e ti penso onorabile, importante. Giusto?
Insomma, per il natale, l’anno nuovo, tutto,
voglio proprio dirvelo: AUGURI!
;-)

Etichette: ,

Io, Bondi e le donne

“La civiltà dell'amore. Politica e potere al femminile”.
E qui mi è scoppiato lo sconforto.
Domenica scorsa vivevo il ritmo insano di una libreria del centro in pieno arrembaggio natalizio. Già il morale era basso, al ricorrere di Vespa e Platinette tra i più richiesti.
(“Tutta invidia! – penserà qualche malizioso lettore – ti piacerebbe stare in quella compagnia, eh?”. Tranquilli, la “Magia” sta andando benone, in pochi mesi è già alla terza edizione)

Ma è sulla civiltà dell’amore che sono crollato, il nuovo libro di Sandro Bondi. Soprattutto per quel “al femminile”.
In questi mesi sto studiando la scrittura femminile. M’interessa come le donne vivono la loro relazione con il mondo, con gli affetti, con le loro esperienze, e come quella relazione è sostenuta, o potenziata, dalla scrittura.

Quindi tutti i libri che hanno “donna” e “femminile” nel titolo mi attirano. Ma dio, proprio Sandro Bondi doveva capitarmi a tiro! (non lui, ahimé, il suo libro)
Già l’avere il suo stesso nome è imbarazzante. Lo maneggio come uno studente di medicina al primo contatto con un calcolo renale. Scorro la biografia. Sbang, una pappina sul muso: siamo coscritti! 1959. AAArgh! A forza mi ripiglio, e realizzo che condividiamo anche la passione per l’animo femminile.

D’istinto mi vien voglia di abbandonare il mio studio: nome, anno di nascita, ora anche le stesse idee! Troppo.

Ma riesco a farmi coraggio, e approfondisco:
“Il secolo scorso è stato dominato dalle ideologie. L'ideologia pretende di conoscere e condizionare il processo storico in virtù della logica inerente alla sua idea. Le ideologie non si sono mai interessate del miracolo dell'essere. Così il presente è stato sacrificato al futuro, il reale all'ideale, la vita al progetto, l'uomo al suo bene immaginato e programmato. Le ideologie hanno totalmente censurato una verità luminosa e necessaria: non il potere, ma solo l'amore redime. E il potere non sostanziato dall'amore diventa inesorabilmente l'anticamera dell'inferno storico. Sandro Bondi racconta il genio delle donne capaci di un'intelligenza del cuore. L'unica che può salvare il mondo moderno da tutte le sue degenerazioni ideologiche. Solo le esperienze vive di molte donne hanno rappresentato l'antidoto al male delle ideologie e alla lacerante cultura del progetto da esse originato. Il pensiero femminile, infatti, ha sempre affermato il bene del presente rispetto a un condizionato futuro, coltivato l'affettività intelligente piuttosto che la fredda razionalità. Il genio delle donne è la chiave per realizzare una civiltà dell'amore. Uno sguardo sulla realtà che, in modo sorgivo, riconcilia l'apparentemente inconciliabile, ovvero la mente con il cuore.”

Fiuuu... riprendo fiato. Capisco che non c’entro niente. Vado avanti.

A proposito, se t’interessa la scrittura femminile,
http://www.palestradellascrittura.it/scriveredonna.htm

21.12.05

Le relazioni virtuose


dalla magia della scrittura alla magia delle relazioni

Pensieri dal nuovo libro di Claudio Maffei

"La comunicazione è magia... È molto potente, in grado di modificare la realtà nostra e degli altri. Con il linguaggio possiamo creare emozioni, influenzando noi stessi e le persone con cui entriamo in contatto. (...)"

"Tutti noi abbiamo una collezione di parole “magiche” che ci fanno sentire felici e, viceversa, detestiamo altre parole perché queste risvegliano nella nostra mente ricordi dolorosi o sgradevoli. Il punto affascinante è che ciascuno di noi riesce a costruirsi una propria mappa del territorio, mappa che, naturalmente, come tutte le mappe di questo mondo, è soltanto una rappresentazione della realtà, con sconti, approssimazioni e addirittura distorsioni. Essere consapevoli di questi meccanismi mentali può essere di grande aiuto per stare meglio e per comunicare più efficacemente con le persone che ci stanno accanto. (...)"

"Addirittura possiamo dire che, modellando opportunamente i nostri pensieri, aumenteremo le nostre probabilità di successo. Quando siamo giù di tono, rendiamo inevitabilmente di meno ed è meno probabile che riusciamo ad ottenere ciò che vogliamo. Quando invece stiamo bene, siamo in piena forma, abbiamo la convinzione di farcela, è molto più probabile che ne usciamo vittoriosi."

"La magia della comunicazione consiste soprattutto nello stabilire una "relazione virtuosa" con l’altro. (...)"

"La comunicazione “magica” diventa seduzione. Seduzione, nel suo significato originale, vuol dire condurre con sè, accompagnare il nostro interlocutore verso un cambiamento in un clima di fiducia reciproca. (...)"


Il libro si può acquistare online:
http://www.relazionivirtuose.it/

Magia del teatro

Alcuni lo chiamano “teatro d’impresa”.
Altri “storie di formattori”.
Altri ancora “business metaphores”.

Contesto narrativo ideale per rappresentare ogni situazione umana, il teatro si presta da sempre a elucubrazioni molto molto concrete. Ecco un caso speciale. Lo introduce Massimo Piazzi, responsabile sviluppo organizzativo della Cassa Rurale di Fiemme (Trentino).

“La nostra è una piccola banca di valle, la Cassa Rurale di Fiemme, 76 persone che lavorano insieme in un posto magnifico come la valle di Fiemme. Già questo aiuta a superare gli ostacoli che via via si presentano sul cammino. Ma questa volta cercavamo qualcosa di diverso per riflettere insieme su alcuni aspetti importanti, su temi come: gruppo, autonomia e trasferimento delle competenze. Venivamo da percorsi formativi che ci avevano aiutato a migliorare la comunicazione tra noi e con i nostri clienti, a costruire dei piani d’azione condivisi e partecipati, ma le scorie della recente fusione e la riorganizzazione in corso imponevano una pausa, un momento di stacco.
Fu così che pensammo al teatro, e sentiti Roberto Scarpa (direttore attività formative del Teatro Stabile di Pisa) e Luca Biagiotti, suo prezioso collaboratore, cominciammo a progettare un seminario dove la metafora teatrale fosse lo stimolo per trovare dentro di noi le giuste risposte.
Quella giornata a Brunico è stata il luogo per trovare insieme le domande, leggendo Pirandello, parlando del teatro e delle sue origini greche, ma soprattutto ascoltando e arricchendoci reciprocamente delle idee di tutti di noi.”

Qui si trova la presentazione dell'iniziativa:

http://www.eugenioguarini.it/rubriche_detail.asp?id=1
http://www.sapereperfare.it/articolo.php?id=308

14.12.05

Cogli l’attimo

Il tempo per emozionarci e pensare, e quello per tradurre emozioni e pensieri in parole, gustiamocelo.
Già, perché le parole consegnate agli sms, una volta a destinazione,
potranno contare fino a 40 e svanire.
Ricordate l’inchiostro simpatico, visibile solo col calore?
Beh, il contrario: qui il testo si legge subito, e si legge in fretta,
perché se la temperatura è calda (per affari o altro)
il messaggio si autodistrugge in 40 secondi... Ops!
Ma anche questa è magia?

Etichette:

Magie dei classici e nuove magie per comunicare

Sabato 3 dicembre. Neve fresca e alberi caduti in città nella notte. Traffico in tilt.

Nell’aula Magna del mitico liceo classico Parini di Milano Mario Conti, giornalista e vice capo redattore di Oggi, Paolo Iabichino, direttore creativo dell’agenzia OgilvyOne, insieme a Paolo Carmassi e Alessandro Lucchini, fondatori della Palestra della scrittura, hanno tenuto viva l’attenzione degli studenti appena usciti da un’interminabile assemblea di autogestione, per di più all’ora di pranzo.
Mica facile.

Argomento di discussione con i ragazzi è stata la sinergia tra insegnamenti del passato e tecniche nuove nel linguaggio della comunicazione.

Queste le domande poste dagli studenti:
- la retorica: è una ricchezza da sfruttare o un’inutile forma di esibizionismo? quale applicazione concreta può avere nel XXI secolo e nella vita di tutti i giorni?
- il labirinto della comunicazione: sms, squilli, e-mail, banner, manifesti, spot, chat, suonerie, loghi, spam, umts… senza dimenticare giornali, cinema, tv e i cari vecchi libri. Come districarci tra quarto e quinto potere, internet e tutto il resto?
- relitti dell’antico e strumenti di oggi: costruire un blog, preparare un volantino, scrivere un curriculum per trovare lavoro: mi serve a qualcosa... l’ars dicendi?
- scrivere: un dovere o un piacere? scrivere per compito, scrivere per lavoro, scrivere per creare… È possibile unire l’utile al dilettevole?
- il web: glorie e miserie della comunicazione informatica e di rete: quali le peculiarità del web writing?
- parlare in pubblico: si può imparare? saper esprimere le nostre idee in modo chiaro ed efficace: una potenzialità per cui vale la pena di investire del tempo, uno strumento necessario per la democrazia. Che cosa ci può dire oggi il metodo di “governo della polis” rispetto alla comunicazione delle nostre opinioni e dei nostri interessi?

Un’introduzione coinvolgente di Alessandro e il gioco è cominciato.
Un quiz per dimostrare con quale fatica le parole possono “dipingere” un capolavoro come la Gioconda di Leonardo, e quindi l’indiscussa supremazia delle immagini, con cui le parole devono fare sempre i conti.Per contro, citazioni dalla Bibbia e da passi di autori famosi, a confermare la potenza della parola.

Ma la parola può tutto?Quanto, delle parole, rimane al lettore/ascoltatore, e qual è il loro impatto? Solo il 7%. Tutto il resto dipende dal modo in cui si comunica, dalle espressioni del viso e dai movimenti del corpo. Peccato che nella scrittura le espressioni del viso e i movimenti del corpo non ci siano.

E quanti equivoci, con le parole!” - è intervenuto Giacomo Rocchini dal pubblico. - “Mi interesso di linguistica e logica e da quel che traspare il linguaggio è una cosa imperfetta. Non si possono rendere le stesse espressioni passandole da un linguaggio a un altro”.

Per comunicare, la parola ci vuole eccome, ma non basta.
La professione del comunicatore del 2000 deve integrare i classici (letteratura, metrica, retorica, ars oratoria) con nuove “magie”.

La struttura argomentativa di Cicerone deve andare a braccetto con la rapidità e con la sintesi del web. È richiesta sempre più energia per dar forza a un concetto, unita alla capacità di catturare e mantenere l’attenzione del pubblico.

Nella comunicazione possono poi entrare in gioco tecniche di neurolinguistica: lo studio dell’interlocutore (espressioni verbali, schemi logici, atteggiamenti...) per entrare in sintonia con lui.

Paolo Carmassi ha presentato il caso di “Una domanda in comune”, la campagna di informazione per spiegare alle famiglie disagiate le agevolazioni messe a disposizione dal Comune di Milano. Sono stati utilizzati modelli “classici” di comunicazione uniti a strumenti di neurolinguistica.

Mario Conti ha illustrato l’importanza dell’integrazione di immagini e testo nel giornalismo per creare un messaggio. E poi di titoli, occhielli e sottotitoli, quasi sempre con l’uso di figure retoriche.

Paolo Iabichino ha spiegato che nell’era del web cambiano le regole della comunicazione, anche in pubblicità. Ok la retorica, ma anche una sempre più stretta relazione con i vari pubblici, per innescare meccanismi di conversazione positiva e un tam tam favorevole sul prodotto e sulla marca. Un tempo erano le aziende che guidavano i consumatori: oggi, con i newsgroup, i blog e le altre iniziative che nascono autonomamente in internet, spesso è il contrario.

Base classica, quindi, per la comunicazione di oggi. Da integrare con modelli nuovi.

Dimenticavo: quel sabato, ai presenti un po' più adulti è tornata la "voglia di liceo" (voglia di esserci come studenti, intendo) e delle concitate assemblee di autogestione...

[“La Magia della scrittura. Scrivere per farsi leggere: neurolinguistica e stile efficace” è il primo libro pubblicato in Italia sull’applicazione dei modelli neurolinguistici alla scrittura. Scritto da 59 autori, è curato da Alessandro Lucchini ed edito da Sperling & Kupfer]

8.12.05

Come vuoi?

Laudisi. Come vuoi che tua moglie si contenti delle cose che tu le dici,
se tu -naturalmente- gliele dici come sono per te?

Signora Sirelli. Come assolutamente non possono essere!
Laudisi. Ah, no, signora, sopporti che le dica che qui ha torto lei! Per suo marito, stia sicura, le cose sono come lui gliele dice.
Sirelli. Ma come sono in realtà! come sono in realtà!
Signora Sirelli. Nient’affatto! Tu t’inganni continuamente!
Sirelli. T’inganni tu, ti prego di credere! Non mi inganno io!
Laudisi. Ma no, signori miei! Non v’ingannate nessuno dei due.
Permettete? Ve ne faccio la prova. Tu mi vedi? mi senti? Toccami.
Tu sei sicuro di toccarmi come mi vedi, è vero?
Ora, scusi, venga qua lei, signora. È sicura anche lei di toccarmi come mi vede? Non può dubitare di lei. Ma per carità, non dica a suo marito,
né a mia sorella, né a mia nipote, né alla signora qua come mi vede,
perché tutt’e quattro altrimenti le diranno che lei s’inganna,
mentre lei non s’inganna affatto!

Sirelli. Ma tutto questo arzigogolo, scusa, per concludere che cosa?
Laudisi. Ti pare che non concluda? Oh bella! Vi vedo così affannati
a cercar di sapere chi sono gli altri e le cose come sono, quasi che gli altri
e le cose per se stessi fossero così o così…


Sketch d’aula, 2005?
No, pièce pirandelliana, 1917.
I predicati sensoriali, le domande-gancio, la lettura del pensiero,
i quantificatori universali, l’uso di avverbi, congiunzioni, negazioni e altro,
e poi la consapevolezza che la personale rappresentazione della realtà
non è la realtà, ci ricordano qualcosa.
Pirandello o Protagora, come dimenticarlo?
Comunicare è un’arte antica, attualissima.

Etichette: ,

1.12.05

Una bella avventura

"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi".
Le parole sono di Proust, l’emozione di chi le condivide.
Io le credo straordinariamente vere. E credo anche che la Magia
di cui ci occupiamo significhi proprio questo: aprirsi a nuovi punti di vista.
Il che si porta dietro un corollario di iniziative, ricerche, avventure.
E proprio l’avventura, intesa come curiosità,
“ricupero di progettualità e creatività, sfida rivolta in primo luogo a se stessi, volontà di ampliare la mappa delle conoscenze attraverso nuove acquisizioni”
sarà il motivo conduttore della Fiera del Libro 2006.

Etichette: