31.1.08

Questo piccolo grande uomo

Mi sono meravigliata di non trovare on-line, ieri,
grandi attenzioni all’uomo Gandhi.
Il 30 gennaio di sessanta anni fa un fanatico
nazionalista indù, Nathuram Godse,
con tre colpi sparati a quei 49 chili d’uomo
pensò di aver fatto chissà che straordinaria azione
per il suo Dio: egli era tra chi riteneva inaccettabile
la riconciliazione coi musulmani, di cui Gandhi
era invece fautore.

L’energia delle parole di Gandhi,
così limpide nella sintonia col suo pensiero e le sue azioni,
fanno scrivere a Lord Mountbatten,
l’ultimo vicerè inglese a comandare l’esercito indiano:
«Nel Punjab ho 500 mila soldati,
eppure ci sono disordini gravi.
Nel Bengala le nostre forze sono fatte di un uomo solo,
e non ci sono disordini.
Gandhi ha ottenuto con la persuasione morale
ciò che quattro divisioni militari
non avrebbero ottenuto con la forza*».

Eppure sono vittorie effimere, perché la violenza
anche allora pare essere la moneta più spendibile.
Gandhi, oltretutto, sa bene cosa chiedere,
senza compromessi, senza trasformismi:
«Metto Delhi alla prova. Quali che siano
i massacri che avvengono nel resto dell’India o del Pakistan,
imploro il popolo della capitale di non lasciarsi fuorviare
dal suo dovere.
Anche se tutti gli indù e i sikh del Pakistan
dovessero essere sgozzati,
la vita del più miserabile bambino musulmano
che abita nel nostro paese deve essere salvata*».

Sul giornale estremista indù
il pacifismo gandhiano è incolpato di
«evirare la nazione*».

Leggo oggi sull’Ansa del silenzio riservato anche in patria
alle commemorazioni del padre della nazione indiana,
dell’artefice della nonviolenza, del Mahatma, grande anima.

Pare incredibile. Ma è facile guardarsi intorno,
e non meravigliarsi più.

* Le citazioni sono tratte dall’articolo di Federico Rampini
“Gandhi. La lezione che l’Occidente ignora”, «la Repubblica», 29/01/08, p.31
.

Etichette: ,

29.1.08

Parole e nuvole


TagCrowd è un’applicazione web gratuita per visualizzare le occorrenze delle parole in un messaggio scritto.

Vi si digita o carica un testo (massimo 100 kb) e, in automatico, il sistema genera la nuvoletta delle parole "calde": più grandi sono le parole, più alta è la loro frequenza nel testo.

Nell'immagine qui accanto, le 100 parole più usate nel discorso - da oltre 70.000 battute - tenuto lo scorso giugno da Walter Veltroni al Lingotto di Torino.

27.1.08

7 note per il cuore

DOra in poi sane abitudini!
REgalati salute tutti i giorni.
MIsurati.
FAcciamo sport!
SOL se ti controlli puoi prevenire la cura.
LA smetti di fumare!
SI beve soprattutto acqua.

Va bene, non sarà l'invenzione del secolo. Va bene, piacerà a quelli auditivi come me. Va bene, mi avrà colpito anche perché ora abbiamo il trip della comunicazione sanitaria. Però lo trovo un modo carino per promuovere uno stile di vita, e insieme regalare un calendario, e insieme diffondere un conto corrente per la raccolta fondi. È un'idea della Fondazione De Gasperis (scaricabile il calendario), il centro di cardiologia che ha sede a Niguarda, l'ospedale maggiore di Milano.

Si aggiunge alla nostra selezione di semplici e buone idee per la grammatica della salute.

25.1.08

Traduzioni 'orientate' di termini di malattia

Mi è capitato di leggere un saggio di Maria Luisa Ciminelli sul tema delle politiche della salute e delle traduzioni 'orientate' di termini di malattia.
Interessante la tesi sostenuta: la traduzione di termini delle lingue 'deboli' (ossia del terzo mondo) nelle lingue 'forti' (occidentali) ha determinato effetti pericolosi -fino all'abuso terapeutico- quando si è trattato della traduzione del sistema salute/malattia locale. In alcuni casi, traduzioni irrispettose dei significati culturali locali, hanno portato a scelte terapeutiche erronee.
Più in generale, l'uso di lingue ufficiali, anziché di lingue locali, nella comunicazione paziente-fornitore di cure, ha costituito un ostacolo alla effettiva comunicazione tra i due interlocutori, aumentando le differenze e le distanze tra loro. Invece sarebbe preferibile realizzare nuovi costrutti lessicali, evitando sovrapposizioni di campi semantici con categorie linguistiche preesistenti.

Per saperne di più:
Ciminelli, M. L., 2005. «Politiche della salute e tradizioni “orientate” di termini di malattia. Alcuni esempi relativi alle lingue mandinghe (Africa Occidentale)», La Ricerca Folklorica, 50: 23-34.

24.1.08

La lingua e il pensiero

Ultimamente sentiamo parlare spesso di fiducia.
Oddio, i tempi sono quelli che sono,
e anche il rapporto Eurispes è poco consolante in merito.
Oltretutto la derivazione di fiducia da fede,
con quell’idea sottesa del legare,
può muovere qualche ulteriore sospetto.

Come spesso accade quando il presente è dissonante,
si guarda avanti e indietro,
e che quest’anno, in questo gennaio,
ricorra il 60° anniversario della nostra Costituzione,
sebbene possa risultare a taluni ininfluente,
è una bella occasione per fermarsi a riflettere
sulle parole oneste.

La Costituzione italiana,
soprattutto nei suoi Principi fondamentali,
è stata oggetto di insigni analisi di linguisti,
che ne hanno sviscerato le scelte lessicali e sintattiche raffinate,
ma tutte volte in una direzione:
quella di essere comprensibili.

Tra le suddette analisi,
quando la lessi mi colpì una constatazione di Valter Deon.
In riferimento agli atti dell’Assemblea Costituente,
egli scrive* che in quell’occasione:
“la lingua è stata lo strumento primo
della chiarificazione del pensiero e, al tempo stesso,
il pensiero ha trovato nella lingua la strada maestra
della ricerca e della conoscenza”.

Suppongo sia in buona parte condivisa la gratitudine
verso i padri costituenti di allora,
l’ammirazione verso quegli uomini e quelle donne
pronti a credere nel futuro della neonata Repubblica.
Intenerisce anche la lettura
che alcuni bambini e la loro maestra fanno, ora,
di quegli articoli per nulla invecchiati.

Se consideriamo poi certe attuali lingue pubbliche
ingarbugliate e ruffiane,
certo parlare a manetta coi relativi cascami di pensiero,
capiamo perché coglie il segno
quella limpida constatazione di Deon.


* “Una lingua democratica: la lingua della Costituzione”,
in G.Alfieri, A.Cassola, La «Lingua d'Italia». Usi pubblici e istituzionali, Bulzoni


.

Etichette: , , ,

23.1.08

Scenari di salute

I lettori della Magia sanno che è in preparazione il libro "La grammatica della salute" (ci abbiamo fatto su il diavolo a quattro nei mesi scorsi). Beh, ora vi stiamo lasciando un po' in pace, perché il libro è in stampa. Fra poco torneremo.

Un piccolo anticipo: il cuore del libro è intitolato "Scenari": situazioni di comunicazione legate alla salute in cui il linguaggio è determinante. Si tratta di racconti didattici: dopo l'analisi dei problemi comunicativi svolta nella prima parte nel libro, per proporre alcune soluzioni partiamo da casi, “scenari” appunto, in cui i lettori possano identificarsi. Come in un film, o in un racconto. Presentiamo un metodo, senza fare il bigino delle regole, ma partendo da situazioni reali (o realistiche), nelle quali poi inseriamo, nelle note, riflessioni e suggerimenti sul linguaggio.

Si vede che le buone idee corrono, perché all'Università di Milano stanno realizzando un'idea del genere, però dal vivo, in un allestimento teatrale. Ne abbiamo già parlato qui un paio di mesi fa. Martedì prossimo, 29 gennaio, alle 18 alla Statale di Milano, nuova puntata dei casi clinici in scena. Consigliata.

Scrivere non è sempre tradurre?

O meglio: comunicare, in genere, non è sempre tradurre dal linguaggio del mittente a quello del/i destinatario/i? Sì, dai, e non c'è bisogno di scomodare il professor De Mauro per spulciare le varie definizioni di tradurre.

Abbiamo sotto gli occhi migliaia di esempi. Per tutti: il caso Mastella. Leggiamo i titoli dei giornali e dei siti di questi giorni, dei vari schieramenti, e poi cucchiamoci il testo originale delle dimissioni: «Onorevoli colleghi, vi parlo col dolore nel cuore di chi sa che a causa del suo impegno pubblico, delle sue profonde convinzioni e delle sue idealità, si trova ad essere colpito negli affetti più profondi, incredulo ed impotente. Ho provato, ho creduto, ho sperato che la frattura tra politica e magistratura potesse essere ricomposta, attraverso la dialettica, il confronto, il dialogo, l’incontro. Ma devo prendere atto che nonostante abbia lavorato giorno e notte per dimostrare la mia credibilità e la mia buona fede... ... ... » basta basta per carità che mi viene l'ulcera (solo gli stomaci più forti possono sciropparsi tutto il testo nel blog di Mastella alla data 17 gennaio).

Il lavoro che ogni scrittore fa è portar fuori da sé i propri pensieri, e portarli oltre (trans-ducere), oltre le barriere che lo separano dai propri lettori.

Come? la cattiva fede? la mistificazione? la volontaria o involontaria, conscia o inconscia, reinterpretazione dei fatti? Beh, quella è un'altra storia. Che c'entra con Mastella?

Un simpatico esempio ne sono i testi delle offerte di lavoro: su Donna di Repubblica, un lettore ne ha dato un bel saggio in una lettera a Galimberti. La trovate nell'allegato.

Buone traduzioni.

/diniego.pdf

P.S. grazie a Giovanna per la segnalazione

22.1.08

Il mio sito è on-line da pochi giorni!!!
Come fare per arrivarci? Digita www.art-of-this-year.com e vedrai che funziona ...
... contiene scarabocchi e fotografie elaborate con Photoshop. Poche regole, sempre le stesse, ripetute un sacco di volte.
Guardando le dimensioni reali delle opere, riportate a fianco di ogni titolo, rimmarrai stupito di cosa si può ottenere da un Post-it.
Se poi vuoi conoscere le mie idee sull'arte contemporanea, leggi la sezione DICTIONARY.
Quanto tempo ho impiegato per creare le opere e realizzare il sito? Circa un anno, forse un anno e un mese? Quanto tempo serve per guardarlo con calma? Fammelo sapere ...
Fabio Meneghini

21.1.08

Editori si diventa

Si chiama Lulu e permette di realizzare (e vendere) progetti editoriali attraverso il Web. Dal libro in diversi formati all’album a fumetti, dai contenuti del proprio blog a progetti multimediali più complessi, come un cd o un dvd.

Per prima cosa occorre iscriversi (gratuitamente): in automatico si creerà la voce Il mio Lulu, la pagina personale dove verificare le informazioni sul proprio account, i progetti editoriali intrapresi, i guadagni ottenuti e gli ordini fatti. Dal pannello di controllo sarà possibile anche gestire amici, gruppi e messaggi privati.

Nessuno paga nulla finché il libro non viene venduto. E anche allora, è l’autore che decide il prezzo, e a Lulu va una percentuale sul venduto.

14.1.08

Morto un Web, se ne fa un altro?

Di Web 2.0, di AJAX (una tecnica di sviluppo web per creare applicazioni interattive) e, più in generale, del nuovo modo di vivere Internet se ne parla da un po’.

Se per gli scettici il Web 2.0 è solo un’etichetta per incrementare il valore sul mercato di progetti e applicazioni non proprio nuovissime, vero è che - negli ultimi tempi - online si respira un’aria frizzantina che profuma di youtube, di del.ico.us e di syndication. Una spinta alla novità che alimenta – per esempio - il cosiddetto “social commerce”, ovvero l'evoluzione dell'e-commerce in senso interattivo grazie a una maggiore partecipazione dei clienti attraverso blog, forum, sistemi di feedback.

Eppure, pare che l’era del Web 2.0 si concluderà fra tre anni, perché dal 2010 al 2020 sarà il momento del Web 3.0, il Semantic Web. Ricerca semantica, database semantici e così via: si tratterà di trovare nuovi modi per spremere l'intelligenza umana affinché il Web assomigli sempre meno a un catalogo e sempre più a una guida ragionata.

Sarà poi la volta del Web 4.0, in arte definito WebOS (uno stadio talmente avanzato da trasformare Internet in un computer planetario, in una ragnatela di interazioni intelligenti), che farà capolino nel 2020 per abbandonarci dieci anni dopo.

E allora, tutti a seguire l’evoluzione di una Rete magica, data per defunta e oggi - per fortuna - più viva che mai :-)

La farfalla e Sant’Ambrogio

Di certa propensione all’eloquio colorito
già parlammo in estate da queste pagine.
Dello sdoganamento di certe formulette
nei mezzi di comunicazione di massa, e giù giù
per le istituzioni, i luoghi pubblici, gli assembramenti,
anche a non parlarne, è consapevole chiunque abbia orecchie per intendere.

L’origine sessuale di tante parole che farciscono le nostre
conversazioni è del resto cosa nota anche in letteratura.
Quella italiana, che assemblò vari dialetti della penisola,
già in origine annovera ridanciani esempi di dialoghi osceni–lirici, ed è difficile che i più abbiano dimenticato la salacità
di certe letture del Decameron di Boccaccio
(da cui, non a caso, boccaccesco).

E di quell’originario assemblaggio di parole regionali
persiste memoria proprio nelle trivialità:
ce lo ricorda Dario Fo, in un articolo che si sofferma
sul genere, femminile o maschile, di alcune parole
che indicano gli organi sessuali e,
per estensione, altro.
Proprio in questo “altro”, Fo - in poche righe godibilissime-
da cunia a parpaja tratteggia parte della storia
della nostra cultura.
.

Etichette: , ,

10.1.08

Boccassini: una sola riga per dimettersi dall’Anm

Ilda Boccassini, pm di Milano, si è dimessa dall'Associazione nazionale magistrati, dopo la scelta del Csm di preferirle Francesco Greco come vice procuratore. Ne ha preso atto due giorni fa la giunta della sezione milanese, nella prima riunione del 2008, e ne ha parlato ieri il Corriere.
Pare che prima della comunicazione ufficiale ci sia stato un mini-carteggio via emai con Luca Poniz, presidente dell'Anm di Milano, ma è di una sola riga la lettera di dimissioni: "Con la presente Ilda Boccassini si dimette dall'Associazione Nazionale Magistrati", e si chiude con un "Ossequi".
Va bene, si sa, quando hai le balle girate non hai voglia di far tante cerimonie. Ma perché non prendere esempio dalla mitica rossa anche per occasioni più normali? Dopo la recente indigestione di auguri, qualche esercizio di sobrietà può far bene alla salute. In tutti i sensi.

Etichette: ,

9.1.08

Verba manent

Da Zenone di Elea a Tiziano Terzani. Da Fabrizio De André a Oriana Fallaci. Da Mina a Isaac Asimov.

E ancora: scioglilingua, gaffe storiche, slogan pubblicitari e "ultime parole famose".

Benvenuti in Wikiquote, l'antologia libera e multilingue di aforismi e citazioni che, solo nella versione italiana, contiene già oltre 6000 voci.

Un serbatoio utilissimo e divertente per arricchire i propri testi - presentazioni a slide comprese - con pensieri ed emozioni di famosi e gente comune.

Parole e Musica

Bill Gates ha salutato il mondo del business con un ultimo keynote in cui ha intrattenuto gli astanti aiutato dalle note di una chitarra.

























Ora, chi glielo dice al buon Lucchini che le sue tecniche di presentazione fanno scuola anche in quel di Las Vegas?

3.1.08

L'arte del dubbio

Il primo post dell’anno dovrebbe essere dedicato a fare gli auguri a lettori, commentatori, autori.
Infatti.

Poiché nel 2007 ho dovuto (o potuto, o voluto...) rimettere in discussione molte delle mie certezze, dedico questo primo post del 2008 a un augurio un po’ speciale: coltivare l’arte del dubbio.
E c’è un libro che può essere d’aiuto in questa pratica: L’arte del dubbio, appunto, di Gianrico Carofiglio.

Anni fa, quando fu pubblicato per la prima volta con un altro titolo (Carofiglio era un magistrato, lontano dalle vette delle classifiche editortiali), era un manuale sulla tecnica dell’interrogatorio, su come demolire o rafforzare una testimonianza nel dibattimento penale. Ma poiché era costruito su casi concreti, su verbali di veri interrogatori, e poiché è noto il fascino letterario del processo, il libro ben si prestava a una riedizione meno tecnico-giuridica e più letteraria. Nell’arte controllata di insinuare il dubbio fra i fatti, si legge nella presentazione, si avverte «l’umorismo, ossia il lavoro del contrario. In breve, lo spirito della letteratura, in una raccolta di racconti veristici venati di giallo: pezzi di vita, storie tragiche e comiche di esseri umani presi in avventure e peripezie, di prede e predatori, furbi e poveracci sul palcoscenico del processo che diventa teatro di vita».

Ogni capitolo è strutturato in tre parti: la sintesi del caso, la trascrizione del verbale dell’interrogatorio e il commento linguistico. Un libro, dunque, molto in sintonia con il metodo della magia della scrittura, che invita il lettore a entrare nell’officina dello scrittore, osservarlo mentre trova la chiave personale, l’ispirazione, scoprirlo mentre affina i suoi strumenti.

Buona lettura, e buon 2008.

P.S.: per i più dubbiosi, propongo le definizioni di “dubbio” del De Mauro: 1) condizione di chi è incerto, perplesso; 2) sospetto; 3) elemento o aspetto dubbio d’una situazione, problema oscuro di difficile soluzione; 4) atteggiamento metodologico di chi sospende il giudizio poiché nessuna conoscenza certa è possibile. La mia simpatia va alla quarta definizione.

Etichette: , ,