27.12.08

Lineette e puntini

«A Londra hanno messo in scena due miei lavori completi.
Il primo ha ‘tenuto’ una settimana, il secondo un anno.
Tra i due ci sono, naturalmente, delle differenze.
In Il compleanno ho impiegato delle lineette fra le espressioni,
in Il guardiano ho so­stituito le lineette con dei puntini.
Si può dedurre, pertanto, che i puntini hanno mag­giore
successo delle lineette.
Il fatto che in nessun caso si possano sentire
durante lo spettacolo lineette e puntini,
è una questione secondaria.
Non si devono gabbare i cri­tici troppo a lungo.
Sanno distinguere un puntino da una lineetta
a un miglio di distan­za,
anche se non sentono né l’uno né l’altra».
Harold Pinter

Accolgo questa citazione da Il Messaggero
e la riporto qui,
perché, tra gli altri ricordi interessanti,
l’articolo rammenta le motivazioni dell’assegnazione a Pinter,
nel 2005, del Nobel per la letteratura:
“who in his plays uncovers the precipice
under everyday prattle
and forces entry into oppression's closed rooms”:
scoprire il baratro sotto le chiacchiere di ogni giorno…
Qualcosa da aggiungere?

Buon 2009.
.

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20.12.08

MedioBevo: musica contro l'alcolismo

Si chiamano Doctor Life e sono quattro medici gastroenterologi riuniti dalla passione per la musica e dall'impegno contro l'abuso di alcol.

La loro Associazione Medikanto, che raggruppa anche altri professionisti della sanità, ha promosso infatti una campagna sociale patrocinata dal Ministero della Gioventù, dalla Regione Emilia Romagna, dal Comune di Bologna e realizzata in collaborazione con l'Osservatorio per l'Educazione Stradale e la Sicurezza della Regione Emilia Romagna.

Il messaggio del progetto è quello del "giusto mezzo": si può convivere con l'abitudine del consumo di alcolici fermandosi però prima del limite.

Una promozione della salute più accattivante, senza divieti ma con suggerimenti positivi. E con l'aiuto di YouTube.

Guardate qui...

17.12.08

Tavola rotonda "Il linguaggio della salute"

Il 10 dicembre a Milano presso l’università IULM si è svolta una tavola rotonda per presentare la ricerca coordinata da Alessandro Lucchini su "Il linguaggio della salute".

L’evento si è rivelato senza dubbio un'esperienza interessante e costruttiva, con la partecipazione di una pluralità di ospiti che hanno esposto il proprio punto di vista sul tema, le criticità ad esso legato, le necessità per il futuro.

In particolare è emersa l'esigenza di far dialogare tutti gli attori del sistema, tutte le diverse fonti di comunicazione della salute che esprimono, spesso in maniera confusa e contraddittoria, la loro voce.

Lo scopo è curare la chiarezza e la comprensibilità dei messaggi scambiati tra pazienti, medici, farmacisti, strutture sanitarie, istituzioni, mass media e associazioni. Per giungere a convogliare questa pluralità di linguaggi in un vocabolario e un modo d'esprimersi consapevoli, condivisi, basati su una relazione di rispetto, collaborazione e cortesia. Un'intermediazione e una traduzione culturale fondamentali soprattutto nel delicato rapporto medico-paziente.

Questo coro di voci, di linguaggi e di prospettive ha offerto un dibattito ricco di stimoli e ha proposto nuove sfide e opportunità per il futuro, di fronte ad un pubblico di studenti, in veste anche di cittadini e futuri professionisti nel campo della comunicazione, attento e coinvolto. E pronto, così si spera, a cogliere la sfida per una nuova ricerca lanciata da Alessandro Lucchini, centrata questa volta sul ruolo dell'umorismo, con la prosecuzione di un rapporto tra studenti dell'Università IULM e ricercatori esterni che è risultato così proficuo e stimolante l'anno passato.

Silvia

Un altro punto di vista

15.12.08

Mica solo favole

Il coraggio, se uno non ce l’ha, non se lo può dare
è frase tanto abusata da risultare pressoché inconfutabile.
E cuor di leone si dice infatti di persona coraggiosa,
perché, lo sappiamo bene, il coraggio
parte dal cuore.

Lo dice anche l’etimo:
coraggio viene dal provenzale coratge, “cuore”,
e dal latino coraticum, derivato di cor, che appunto
è il cuore.

Questo collegamento mi è balzato
in mente leggendo Candore coniglio tutto cuore,
un libro di Mario Simoncini
che raccoglie cinque storie il cui protagonista
è un coniglio: il suo nome, Candore, già la dice lunga.
Ma la dice lunga anche il resto del titolo
perché il tutto cuore
soppianta quella stereotipata idea di coraggio
che appunto mai ci aspetteremmo di trovare
in un coniglio.
Pur preda delle sue paure,
Candore è infatti un tipetto tosto, che agisce,
e agisce mosso dall’altruismo,
forse la più alta forma di coraggio.

Stiamo parlando di favole,
ché il libro è dedicato ai bambini.
Ma ricordarcelo anche noialtri
può fare solo bene.

E, per l’appunto, buon Natale.
.

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11.12.08

Kiss Kick Kiss (ma dai...)

Stavo pensando cosa penserei se il mio capo (che non ho, peraltro), mi si avvicinasse e mi dicesse: “Senti, Lorenzo, ho qualcosa di importante da dirti di persona, che riguarda la nostra azienda”. “Minchia, vuole aumentarmi lo stipendio” penso che penserei.

E invece: “Lo sai, sono tempi difficili questi… abbiamo deciso di eliminare alcune posizioni. Tu sei tra questi”. “Minchia”, penso (ma è un’altra minchia…).
“Ora l’importante e pensare al tuo futuro” conclude. E io penso ancora “Minchia. E mo’ che faccio?”
E poi, il capo, mi invita ad andare all’Ufficio personale per chiudere subito la faccenda. Lì mi presenta dicendo “Era davvero uno importante, che ha dato molto per l’azienda”. E quindi io penso ancora “Minchia (ma è una minchia diversa) e allora perché mi licenziano?”.
“Ah, e non dimenticarti di liberare la scrivania entro due ore” alla fine dice il capo.
E io penso: “Ora lo prendo per la minchia!”

Così (e con una serie di altre annotazioni sparse) pare che Yahoo suggerisca di fare con i molti che sta licenziando. Non so da chi si siano fatti consigliare per mettere a punto questa strategia. Se volevano usare il KKK (Kiss, Kick, Kiss) direi che lo hanno fatto maluccio. Potevano chieder a noi della Palestra, e gliel’avremmo spiegato bene come si fa a dare una brutta notizia. Così succede che magari licenziano il genio, e assumono noi. Ma no! vuoi mettere come si sta a Milano, piuttosto che in California? Minchia!

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10.12.08

E non vissero tutte felici e contente...

E' il mesto finale di tante storie di cronaca. Purtroppo.
Ma è anche la felice trovata per lanciare una campagna di sensibilizzazione al problema della violenza sulle donne.

"C'era una volta, in un paese non molto lontano, la violenza sulle donne. C'era una volta e c'è ancora. Ma c'è anche chi non si arrende e agisce per cambiare le cose. Actionaid è al fianco delle donne che lavorano per prevenire, denunciare e sradicare la violenza. Insieme vogliamo dare un altro finale a storie di abuso, pregiudizio e oppressione. Se vuoi conoscere le protagoniste e come prosegue il nostro racconto vai sul sito: www.actionaid.it".

Ecco, mi è sembrato un bel modo di "contarla su". E il mio pensiero è andato alle belle storie che Alessandro Lucchini racconta nei suoi corsi e scrive nei suoi libri.

9.12.08

le nuove frontiere della narrazione

Non so se la notizia stia nei 25 milioni di dollari; o nel fatto che con quella montagna di denaro ci sia chi vuole occuparsi del futuro della narrazione; o che il soggetto (il “chi” ovvero “who”), non siano letterati o studiosi di letteratura, ma, come avrebbero detto nel medioevo, “vili mechanici”, nel caso nostro nientemeno che quelli dell’MIT di Boston. Con, appunto, il benevolo supporto dollarico di una Major del cinema e della TV.

Che faranno questi? stando alle notizie, studieranno come le nuove tecnologie potranno modificare l’impianto tradizionale della narrazione: aperta ai lettori. “Interattività” potrebbe essere la parola chiave. Socmel, direbbero a Modena. Si smuovono fondi così cospicui, è evidente, non solo per fare del bene all’umanità, ma, si suppone, anche per escogitare nuove forme di “bisini” (per chi non sa l’italo-americano: affari).

La notizia dunque c’è, comunque la si guardi. C’è però anche dell’altro: come ben tutti sappiamo (però non so dire a chi corrisponda quel “noi”: fate vobis) dietro c’è anche una interpretazione della letteratura e dell’atto comunicativo in genere che ha i suoi padri nobili in gente come Gadamer, Jauss e anche il nostranissimo Eco. Ovvero, che il lettore ha un ruolo attivo, che legge mediante la sua propria enciclopedia personale un qualsiasi testo e che quindi in qualche modo, interpretandolo, lo modifica. Il passo ulteriore, già peraltro sperimentato, è quello di una reale scrittura del lettore (o di una scelta tra varie possibilità) di parti del testo. Bello, ma non ci si dica che è novità. Perché non lo è. Già il nostro Pater Dante, quando scriveva i sonetti in età giovanile (quelli d’ordine stilnovistico) lo faceva in un processo quasi da “cooperative learning” con i suoi amici; così anche nel Seicento era d’abitudine che qualsiasi autore si facesse leggere, correggere e modificare ciò che scriveva da amici/conoscenti/autorità.

Ciò che apparentemente c’è di nuovo è che tale processo potrebbe (potrebbe) essere “democratico”, aperto a tutti. Ma:
a) sarà davvero così? Non ci sarà un effetto facciamo-casino-tanto-a-scegliere-e-a-scrivere-saranno-sempre-quelli-che-tengono-i-fili-in-mano?
b) la scrittura è democratica quando si apre a tutti indistintamente? Anche quando non ci sono capacità/competenze/intelligenze?

Che sarà dunque? Da domani, si vedrà, per dirla con i “Ricchi e Poveri”. Almeno qualche domanda ce la possiamo porre ora. E fosse anche solo per questo, un grazie lo dobbiamo all' MIT. Anche perché l’oggetto, la narrazione, comunque sia, ci piace assai e pensiamo che sia anche uno strumento fondamentale per capire il presente, in ogni sua forma. Anche quando – come ci capita per lavoro – facciamo narrare le aziende e chi in esse trabaja. Anche in quel caso, la narrazione serve per porre quesiti, chiarirne il senso, tentare strade nuove. Allora, “adelante, Pedro, con juicio, si puede”.

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3.12.08

Hungry, and foolish

Quando guardi un giardino,
puoi guardare i fiori oppure le erbacce.

Lo diceva Milton Erickson, e mi piace pensarla così,
specie quando ciò di cui si parla è conclamato frutto
di opinione.

È con questo spirito che inizio la lettura di
Storytelling, la fabbrica delle storie di Christian Salmon,
un testo che lancia uno sguardo tutt’altro che tenero
alla narrazione, specie quella d’impresa:
“potentissima arma di persuasione nelle mani dei guru
del marketing, del management, della comunicazione politica
per plasmare le opinioni dei consumatori e dei cittadini”.

Eppure la narrazione può anche essere uno straordinario
strumento per approcciare l’altro,
per condividere la conoscenza,
per capire il sociale. Lo sappiamo tutti,
e lo sa bene chi insegna e lo vive sulla sua pelle, ogni giorno.

Dunque, non saranno solo fiori o erbacce,
ma sarà per qual fine quei fiori, e perché quelle erbacce.

E intanto le tre storie che
Steve Jobs narra agli studenti di Stanford
faranno anche leva sulla persuasione,
ma quel suo stay hungry, stay foolish
è anche un preciso invito a credere in se stessi.
Ben altro che bubbole.
.

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