23.4.08

2 + 2 = 3

.
Tra l’altro insegno italiano,
e non potei certo dar torto all’allora ministro Fioroni
quando evidenziò la necessità di dare ai nostri studenti
una più solida base linguistica.

Che almeno la scuola
insegni a dar forma ai pensieri,
a dar loro nome e sintassi e argomenti,
è un’urgenza al cui cospetto
è facile sobbalzare anche solo accendendo il televisore.

Altro giro, altra corsa:
e vedremo cosa ci riserva l’attuale spartizione.

Inviterei però a continuare a considerare
italiano e matematica
punti chiave della preparazione dei nostri figli,
ché specie in matematica
abbiamo ancora da capire un tot.

.

Etichette: ,

21.4.08

La "Giornata Mondiale della Terra"

Domani, 22 aprile, è la "Giornata Mondiale della Terra". Occasione importante per riflettere sul presente e soprattutto sul futuro del nostro pianeta, gravemente malato e con i "medici" non ancora concordi sul tipo di cura (alcuni addirittura nemmeno sulla diagnosi, per la verità).

E' la trentottesima edizione. La prima fu il 22 aprile del 1970, proposta l'anno precedente dal giornalista John McConnell e sottoscritta da Gerald Ford, all'epoca membro della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti (di cui divenne presidente nel 1974). Di lì a poco - grazie proprio all'aumentato interesse verso la difesa dell'ambiente - nacquero l'Environmental Protection Agency (EPA, governativa) e Greenpeace (non governativa).

Intanto ognuno di noi può - anzi: deve - fare qualcosa. Ecco alcuni esempi di "piccoli passi per un uomo, ma grandi passi per la salute del pianeta" (per parafrasare l'astronauta Neil Armstrong, primo a mettere piede sul suolo lunare):
1) usare lampade a basso consumo;
2) spegnere le luci che non si usano;
3) spegnere gli elettrodomestici in "stand-by";
4) gestire in maniera accorta riscaldamento e condizionamento degli ambienti;
5) viaggiare su mezzi pubblici o su mezzi a basso livello di inquinamento (come motorini elettrici o auto ibride - oppure a piedi o in bicicletta!);
6) non correre, né dare troppe accelerazioni e frenate;
7) usare sacchetti di carta invece che di plastica;
8) stendere i panni invece di usare l'asciugatore;
9) spegnere lo scaldabagno elettrico (o, meglio, sostituirlo con uno a gas);
10) fare docce più brevi;
11) consumare meno acqua;
12) tenere il frigorifero aperto solo il tempo strettamente necessario;
13) non usare lavatrici o lavastoviglie mezze vuote (aspettare un'altra cena, se necessario);
...
1000) ...

E poi? Comunicare, comunicare, comunicare. Perché sono ancora in tanti, là fuori, che non immaginano nemmeno in che "inferno" stiamo per finire se non ci diamo una mossa per correre ai ripari.

---
PS Informazioni su iniziative ed eventi previsti per domani sul sito: http://ww2.earthday.net/.

16.4.08

Scriviamo la nostra storia, mattone su mattone

Sul vantaggio del riscoprire il “fanciullino” che è in noi ha scritto, dopo Pascoli, un sacco di gente. Riscoprire la naturalezza, la disinibizione, la capacità di chiamare pane il pane senza farsi troppe seghe mentali eccetera.
Tempo fa ho letto un libro molto divertente sulla creatività, Un mare di idee. Vi ho trovato un pensiero di quelli che si fanno ricordare. Eccolo.

*** ***

Gli adulti tendono a fare quello che loro o altre persone hanno fatto la volta precedente.
Per i bambini non esiste volta precedente. Ogni volta è la prima volta. E quindi quando partono in esplorazione alla ricerca di idee, esplorano una terra che è fresca ed originale, una terra senza regole, un terra senza confini o steccati o muri o frontiere, una terra infinita di promesse e opportunità.
Vi ricordate la storia di Robert Pirsig, in Zen and the Art of Motorcycle Maintenance, sulla ragazza che non riusciva a trovare niente da dire per il tema di 500 parole sugli Stati Uniti che doveva svolgere? L’insegnante le disse di scrivere qualcosa su Bozeman, Montana, la cittadina in cui si trovava la scuola, invece che sugli Stati Uniti in generale. Niente. Poi le disse di scrivere sulla strada principale di Bozeman. Ancora niente. Allora le disse, “Limitati a descrivere la facciata di un edificio sulla strada principale di Bozeman. Il teatro lirico. Inizia dal mattone in alto a sinistra.”
Alla lezione successiva la ragazza consegnò un tema di 5000 parole sulla facciata del teatro lirico sulla strada principale di Bozeman. “Mi sono seduta nel bar di fronte,” raccontò “ed ho iniziato a scrivere sul primo mattone, e poi sul secondo mattone, e quando sono arrivata al terzo tutto mi usciva di getto e non sono più riuscita a fermarmi.”
“All’inizio era bloccata,” scrive Pirsig, “perché stava cercando di ripetere, per iscritto, le cose che aveva già sentito. … Non riusciva a scrivere nulla su Bozeman, perché non riusciva a ricordarsi nulla, di quello che aveva sentito, che valesse la pena di ripetere. Stranamente non si rendeva conto che poteva guardare e vedere tutto da sola, senza preoccuparsi di quello che era già stato detto prima.”
I bambini non hanno di questi blocchi, perché i bambini non sanno nulla sul prima. Conoscono solo il presente. Perciò quando cercano la soluzione di un problema guardano e vedono le cose come stanno. Ogni volta. Non rispettano le regole, perché non sanno che esistono delle regole. Fanno cose strane che mettono a disagio i genitori. Si alzano in piedi in barca e la fanno
dondolare. Gridano in chiesa, giocano coi fiammiferi, e suonano il piano con i pugni. Vedono in continuazione delle relazioni nuove tra cose apparentemente scollegate. Dipingono gli alberi arancione e l’erba viola, e mettono il camion dei pompieri sulle nuvole. Studiano con attenzione le cose più comuni – un filo d’erba, un cucchiaio, un volto – e hanno un senso di stupore per cose che la maggior parte di noi dà per scontate. Chiedono, chiedono e chiedono ancora. I bambini sono degli scienziati nati.


*** ***

Lo ripesco oggi, quel pensiero, da quel mare di idee, perché domani terrò un corso sulla creatività nella scrittura. E forse anche perché mi fa bene al cuore pensare che se fossi un bambino non starei troppo a soffrire per quello che è successo tre giorni fa. Direi “ohhh”, mi farei domande meno tendenziose e ingarbugliate di quelle che mi sto facendo ora. Andrei avanti, con stupore autentico, cercherei e troverei i miei perché. Costruirei il mio futuro partendo dal presente, dai valori in cui credo, a prescindere da quelli in cui sembrano credere i più. Scriverei la mia storia, un mattone dopo l’altro, e mi uscirebbe tutto di getto.

Devo imparare dai bambini.

Etichette: , ,

14.4.08

Chiuso per cuore affranto

Resterò in silenzio per qualche giorno, anche se parlerò. Terrò gli occhi bassi, e il cuore stretto, anche se dovrò sorridere e discutere, e chiedere, e rispondere (è il mio mestiere). Resterò chiuso in me stesso per trovare risposta alle mille domande che mi montano dentro, nel turbinio di numeri e di facce di politici che in ogni fieretta televisiva sbandierano vittorie e soddisfazioni e grandi risultati. Oggi non è un bel giorno per me e per molte persone che la pensano come me. Assistiamo al ritorno in gran pompa di un modo di pensare e di vivere in cui non riesco a trovare niente che mi somigli, o che mi faccia sperare. E anche se ce la metto tutta, e ricordo a me stesso ciò che predico in aula - apprezzare le diversità, imparare da quelli che stanno dall'altra parte, e altre storielle del genere - oggi proprio non ce la faccio. Non riesco ad apprezzare alcunché, nell'altra parte. Non i valori, non i modi di guardare, di ascoltare, di parlare, di sentire. Eppure ci sarà qualcosa di buono, mica saran tutti demoni, sarò io che oggi ho il cuore troppo stretto per trovarlo.
Domani è un altro giorno, dicevamo tempo fa. (Dio bono, sarà un altro giorno di canti di vittoria, e di sorrisini, e di ironie.)
Si può fare, abbiamo detto fino a oggi.
Ok, domani stringerò i denti e cercherò di pensarlo ancora, domani.

12.4.08

Un fremito arcano

.
Metti anche tu la veste bianca…
La romanza di Leoncavallo che mi riecheggia in testa
mette allegria in un giorno piovoso come questo.

Me l’ha richiamata alla memoria
la parola del giorno Zanichelli,
che in gradito tempismo
ricorda l’etimologia latina del termine
candidato,
vale a dire vestito di bianco,
«da căndidus ‘bianco’, detto così perché, nell'antica Roma,
chi poneva la propria candidatura a una carica pubblica
indossava una toga bianchissima».

Ora vorrei neanche pensare di striscio
al valore simbolico dell'abito come espressione di identità
e dignità,
perché, del resto, nella psicologia dell’abbigliamento,
aldilà delle valenze bibliche e liturgiche,
si nota quanto elastico ed effimero
sia il significato del colore nel vestire.

Però, insomma, di fronte alle imminenti elezioni
un fremito viene,
e allora spero che l’allegria
sia anche quella di martedì.
.

Etichette: ,

9.4.08

Beyond the horizon

.
A Bob Dylan il Premio Pulitzer,
prestigioso riconoscimento alla carriera
“for his profound impact on popular music and American
culture, marked by lyrical compositions of extraordinary
poetic power”.

Rock e poesia lanciati e raggiunti
oltre l’orizzonte.
.

Etichette: ,

8.4.08

L’italiano al voto

.
Nella bagarre elettorale ci siamo in pieno,
ma prima di essere un articolo di cronaca o un post
questo è il titolo del libro dell’Accademia della Crusca
presentato domani, mercoledì 9 aprile, a Firenze.

L'italiano al voto
nasce da un progetto di monitoraggio linguistico
della campagna elettorale per le politiche del 2006,
«una campagna lunga e attentamente preparata,
grazie anche alla figura del campaign manager
o spin doctor»
(nientepopodimeno che “dottore del raggiro”).
«Cominciata all'insegna della questione morale,
nella dialettica tra una presunta superiorità morale
della sinistra e l'accusa di collateralismo
da parte degli avversari,
è continuata con l'offensiva mediatica di Berlusconi,
le polemiche sulla par condicio,
sull'endorsement dei giornalisti,
sui candidati impresentabili e sulle auspicate quote rosa,
sulla lunghezza VS sintesi dei programmi dei due poli
e sulla compattezza VS divisione degli schieramenti […]».

È riferito al 2006,
ma è evidente a tutti la sua cogente attualità.

L’italiano al voto,
a cura di Roberto Vetrugno, Cristiana De Santis,
Chiara Panzieri, Federico Della Corte,

Accademia della Crusca, 2008, Firenze

mercoledì 9 aprile 2008 - ore 17
Biblioteca Nazionale Centrale Firenze -Tribuna Dantesca -

Piazza Cavalleggeri 1

Intanto, tra un’eccelsa analisi linguistica,
le sparate di Bossi, e le panzé della Santanchè,
godiamoci lo spettacolo.
.

Etichette: ,

7.4.08

Il beneficio del dubbio

.
«In un discorso, pare, la prima frase è sempre la più difficile.

E dunque l'ho già alle mie spalle... Ma sento che anche le frasi
successive saranno difficili, la terza, la sesta, la decima,
fino all'ultima, perché devo parlare della poesia.

[…]

Ho menzionato l'ispirazione.
Alla domanda su cosa essa sia, ammesso che esista,
i poeti contemporanei danno risposte evasive.
Non perché non abbiano mai sentito il beneficio
di tale impulso interiore. Il motivo è un altro.
Non è facile spiegare a qualcuno qualcosa che noi stessi
non capiamo.
Anch'io talvolta, di fronte a questa domanda,
eludo la sostanza della cosa.
Ma rispondo così: l'ispirazione non è un privilegio
esclusivo dei poeti o degli artisti in genere.
C'è, c'è stato e sempre ci sarà un gruppo di individui
visitati dall'ispirazione.
Sono tutti quelli che coscientemente si scelgono un lavoro
e lo svolgono con passione e fantasia.

Ci sono medici siffatti, ci sono pedagoghi siffatti,
ci sono giardinieri siffatti
e ancora un centinaio di altre professioni.
Il loro lavoro può costituire un'incessante avventura,
se solo sanno scorgere in esso sfide sempre nuove.

Malgrado le difficoltà e le sconfitte,
la loro curiosità non viene meno.
Da ogni nuovo problema risolto scaturisce per loro
un profluvio di nuovi interrogativi.
L'ispirazione, qualunque cosa sia,
nasce da un incessante “non so”…»

Wislawa Szymborska pronuncia questo discorso
nel 1996, quando riceve il Premio Nobel per la Letteratura.
La motivazione,
per la capacità poetica che con ironica precisione
permette al contesto storico e ambientale di venire alla luce
in frammenti di umana realtà
,
la dice lunga sulla sagacia espressiva di questa donna
che, come nessun manuale o professore fa,
ti suggerisce una percorribile formula
per il tuo /curriculum.pdf
.

Etichette: , ,

4.4.08

Era una landa buia e tempestosa…

Questo forse il parere dei detrattori dell’e-learning
e di chi l’ha vissuto come territorio desolato e alienante,
e, per di più, perituro.
Invece ha dimostrato tutt’altro il Convegno nazionale
che si è appena tenuto a Bologna,
organizzato da AIF e primo evento nazionale sul tema.

Ne parlo con Stefania Panini,
Responsabile AIF Settore nazionale e-learning,
consulente e docente in organizzazioni pubbliche
e nella nostra Palestra della Scrittura.
Con la soddisfazione di chi ha appena vissuto il successo
di un convegno animato da illustri interventi
e da una vivace partecipazione,
Stefania mi risponde che effettivamente qualcosa
sta morendo, ma è solo la vecchia idea di e-learning.

Quella che sei, sette anni fa prometteva la triade
Ovunque, per Chiunque, in Ogni momento,
privilegiando la logica distributiva e vivendola
come occasione per ridurre i costi della formazione.
Quella che credeva in pillole formative brevi, spettacolari,
variamente aggregabili, e dimenticava
la centralità della persona,
reale protagonista del proprio apprendimento.
Quella, insomma, che ha alimentato
la visione dell’ e-learning come di un territorio alienante.

E invece il convegno e i suoi interventi
hanno ribadito che l’e-learning è un territorio
che concentra la sua forza proprio nella capacità
di amplificare le interrelazioni tra persone,
sia per scopi didattici che tra pari.

D’altronde, partire - come fa l’e-learning –
dagli studi sull’intelligenza collettiva e connettiva
di Pierre Levy e De Kerckhove,
e dalle comunità di pratica di Etienne Wenger
(di cui, grazie al sito Intranet Management,
puoi qui scaricare alcune slide),
significa riconoscere che l’apprendimento è un fatto sociale,
e che meglio apprendiamo
quanto più siamo partecipi alla costruzione di oggetti
che siano fonte di apprendimento anche per gli altri.

Efficaci spunti per riflettere sulle peculiarità formative
dell’e-learning, e sulle sue ottime motivazioni.
Grazie, Stefania.
.
.

Etichette: