Occhi grandi, neri e molto espressivi. Il suo viso ovale era abbronzato e rugoso. Sorrideva spesso. Era un uomo sui 65-70 anni, una bella persona.
Non ci conoscevamo ma da subito iniziò a parlarmi di sé, ne aveva un gran bisogno.
Eravamo attorniati da bambini di età fino a 12 anni. Era un torneo di tennis. L’atmosfera era frizzante e allegra. Ovunque i bambini chiassosi correvano e si divertivano, anche fuori dai campi di gioco. Mentre parlavo con quella persona osservavo anche loro.
Stava nascendo in me un pensiero che mi porto ancora addosso. Avevo davanti ai miei occhi due età che rappresentavano due tappe importanti di una vita: l’inizio e la fine. Erano però anche due momenti bellissimi di una giornata: l’alba ed il tramonto.
Iniziò a raccontarmi dei sacrifici della sua vita, quando fin da piccolo fu costretto dalla famiglia a lavorare nei campi, a portare pesi, a guidare il trattore sotto il sole cocente. Mi parlò anche di passione. Lui ne aveva una grande: il tennis. La sua famiglia non poteva permettersi un maestro per le lezioni e così lui la domenica faceva chilometri in bicicletta per andare in una località lontana dove c’era un maestro che insegnava.
Si sedeva al bordo del campo con un giornale, facendo finta di leggere. Invece ascoltava ciò che quel maestro diceva ai suoi allievi. Memorizzava ogni movimento e registrava nella sua mente ogni parola. Il giorno dopo andava con un suo amico in un campo vicino a casa ed applicava tutto ciò che aveva appreso. E’ cosi che imparò a giocare a tennis, raggiungendo anche classifiche importanti.
La passione era maggiore dei sacrifici e delle botte che riceveva dai genitori per aver disobbedito. Era maggiore della fatica di percorrere chilometri e chilometri in bicicletta e ancora maggiore della paura di trovare qualcuno che gli chiedesse, a bordo del campo di tennis, informazioni sulle notizie del giorno.
La passione…
La passione muove dentro di noi qualcosa che ci fa fare cose che mai ci sogneremmo di fare. Non ascoltiamo niente e nessuno, agiamo nel nostro sentire, seguiamo il nostro intuito, ci lasciamo andare e finalmente ci sentiamo liberi.
E’ difficile resistere alla passione perché appena la proviamo tutto dentro di noi si ravviva e ci sentiamo vivi, veri. E’ come ricontattare noi stessi, appena nati.
E da lì rincominciare a vivere.
Io sono appena nata.
Mi sento proprio come quel ragazzo a bordo del campo da tennis. Con un occhio guardo ciò che scrivo ma con l’altro cerco di catturare qualche spunto, qualche suggerimento, qualche gancio leggendo. Voglio capire la tecnica, lo stile, il tono del brano o del libro che ho tra le mani o davanti ai miei occhi.
Non è forse vero che noi, aspiranti scrittori (scusate la presunzione, mi ci metto anch’io) siamo come quel ragazzo?
Desideriamo imparare dai grandi maestri, sbirciando silenziosi tra le righe, cercando di catturare e di capire il metodo, lo stile, il linguaggio per poi farlo nostro, personalizzarlo.
Proviamo e riproviamo a scrivere. E’ così che ciò che scriviamo con il tempo prende un’altra forma, suona un’altra musica.
Siamo tutti, chi più chi meno, a bordo di un campo di tennis frequentato da molti maestri anche molto diversi tra loro. Ognuno con la propria tecnica e il proprio stile, insegna.
Osservarli, studiarli, copiarli, cercando di scovare il trucco che li porta a scrivere così bene o in modo così profondo, muove e fa crescere sempre di più in noi una grande energia.
E’ l’energia della passione.
La passione di sentire il suono delle parole che scriviamo come una melodia che si trasforma e cambia nel tempo.
La passione che ci rende liberi di creare con le parole scritte un disegno che è unico, solo nostro, per mezzo del quale siamo riconoscibili agli occhi del mondo.