30.6.08

Comunicare: quando le lacrime sono parole…

Alcune persone comunicano in modo efficace, altre non sanno comunicare, altre ancora vorrebbero tanto poter comunicare ma non possono o non riescono. Di queste vorrei parlare.

Da circa un anno frequento, se così si può dire, un reparto di ospedale dove molti ammalati sono in condizioni celebrali alquanto disperate. I traumi da loro subiti hanno causato gravi problemi al loro cervello, all’emisfero destro, a quello sinistro o a entrambi.

Quelli che sono meno gravi cercano tuttavia di comunicare.
Come?
Dalle loro labbra escono a volte suoni che assomigliano a delle parole che a grande fatica si riescono a intuire. Molti non riescono a scrivere e così hanno sviluppato la mimica.
Le espressioni dei loro volti raccontano, molto più di un discorso.

Tutto questo rende difficile la comunicazione perché c’è la necessità di una maggiore attenzione nell’ascolto ma anche nell’osservazione. Bisogna togliersi di dosso tutte le maschere, fermarsi. Assolutamente fermarsi.
Quando sei con loro il tempo è come se non esistesse e tutto ha un ritmo più lento.
Non siamo abituati a questo.
E’ difficilissimo scrollarsi di dosso la nostra corazza, liberare la mente da tutti i pensieri e ritornare in uno stato di completa apertura come quando eravamo bambini.
Si, perché se non fai così non capisci cosa ti vogliono dire.

Piangono spesso.
Le lacrime escono come se fossero delle parole. Tutte assieme sono come un fiume in piena, difficile fermarlo. Quello è il loro monologo. Se non ti fai prendere subito dall’emozione, dalla tenerezza di vederli piangere e resti ad ascoltare con il cuore, allora capisci ciò che quella persona ti sta raccontando.

E’ un altro mondo, triste ma che insegna tanto.

Molto spesso mi ritrovo a riflettere su questi aspetti e anche se vi sembrerà assurdo per certi versi la considero una grande scuola di vita. Triste, che ti strappa il cuore, ma che ti fa capire veramente come noi che siamo fuori da lì dovremmo vivere e comunicare con gli altri.

Noi che abbiamo la possibilità di farlo, spesso non lo facciamo. Mentre chi vorrebbe farlo, a volte, non può!

27.6.08

Sotto il vulcano

Leggo stamani sul Corriere della Sera
un testo di Amos Oz che mi sembra di ricordare,
e infatti lo ritrovo anche qui.

I tagli sono distribuiti differentemente,
ma poco importa:
a me importa quel che oggi porto a casa
delle parole di Oz.
In relazione a stati d’animo,
tempi, luoghi, cronache,
i link mentali che si attivano ieri e oggi
sono dissimili.
Oggi porto a casa questo:

«Uno scrittore lavora con le parole.
Questo impone allo scrittore una responsabilità
verso il linguaggio. Ove parole piene di odio
vengano brandite come un'ascia contro
particolari gruppi di esseri umani,
non tarderà a fare la sua comparsa una vera ascia.

[…]

Uno dei compiti dello scrittore
è quello di intervenire
e suonare l’allarme ogni volta che il linguaggio,
che è il suo strumento di lavoro, viene contaminato.
Ogni volta che la gente usa, per un gruppo etnico
o religioso o altro,
termini come “sudicio” o “crescita cancerosa”
o “minaccia strisciante”,
lo scrittore deve alzarsi
e suonare il campanello d’allarme del villaggio».

[…]
.

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24.6.08

emozioni

Ho bisogno di abbracciare, di annusare, di toccare, di accarezzare tutto e tutti.
Spesso mi trattengo conscia del fatto che questo atteggiamento possa infastidire chi mi circonda.
L'unica cosa che non riesco a toccare con mano è il profondo dell’essere umano; ho bisogno di uno strumento, di una prolunga che mi consenta di sfiorare l’anima.

Ecco perchè sono così attratta dalla scrittura. E' l'unico mezzo che mi consente di mettere insieme poche parole, ma giuste, che vadano ad accarezzare l'anima della persona.

Così appena posso scrivo ai miei amici, oppure su commissione: brevi testi che si infilano sotto la corazza e la maschera che ci mettiamo ogni giorno. Parole per far palpitare il cuore, poche frasi che riescono a penetrate nel profondo.
Dalle condoglianze, alle felicitazioni, dalle consolazioni amorose alla corte più sfacciata, scrivo cose scherzose, audaci o molto intime e profonde.

Non so se è strano o normale, ma io vivo in totale empatia sia con chi mi incarica di scrivere, sia con chi riceverà il mio piccolo componimento. Mentre scrivo sono io stessa innamorata, addolorata, divertita: vivo le emozioni che scrivo come se fossero mie e tutto ciò mi sembra meraviglioso.

19.6.08

Con un sorriso mi hai rimesso al mondo

Così cantava Paoli anni fa,
e – iperboli a parte –
così la pensa il ministro della Sanità britannico:
un sorriso e una parola gentile curano
quanto medicinali e operazioni chirurgiche.

Perciò infermieri e infermiere del Regno Unito
saranno anche valutati
in base a un “indice della compassione”
che evidenzierà quanto sorridono e quanto calore
sanno trasmettere ai malati.
E a dirlo saranno gli stessi pazienti,
oltre che gli ispettori ministeriali.

Per esperienza diretta o sensibilità
possiamo tutti ben comprenderlo:
la serenità aiuta a guarire,
il sorriso è terapeutico.

Leggo e riporto la notizia
da La Repubblica e The Guardian.
.

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parole e vita

Non ci sono parole. E' una delle espressioni che detesto, che la dica chiunque. Non so se finirà tra quelle che gli italiani detestano (se dette dai capi) che ora anche il sito di Repubblica sta raccogliendo (leggete l'articolo, spiritoso, di Bartezzaghi!). Mi piacerebbe sostituirla con dell'altro; già personalizzarla andrebbe meglio: non trovo le parole. Forse bisognerebbe tradurle in atto: stare zitti, far sentire il silenzio. Facendo capire che è un silenzio parlante e non un silenzio muto. Non è facile però, soprattutto se tra noi e il nostro interlocutore c'è una barriera, come, ad esempio, la distanza. Oppure bisognerebbe far parlare i gesti: uno sguardo, un abbraccio, una pacca sulla spalla, una pressione della mano sulla mano, una carezza... O dare una mano, concretamente. A volte, però, appunto non c'è altro mezzo che ricorrere alla parole, anche quando non le trovo. Per far sentire a qualcuno: EHI, LO SO CHE E' DURA, MA SONO QUI, SIAMO QUI, CONTA ALMENO SUL NOSTRO AFFETTO, SULLA NOSTRA CONDIVISIONE: NE VERRAI FUORI, NE VERRETE FUORI. Perché sta nella lotta comune, sta nella umanità uguale e diversa, la nostra comune essenza di esseri umani. Homo sum, humani nihil a me alienum puto.
Parole. Che trovo nel profondo della mia anima. Quando la sardana si fa infernale e Lucifero sembra presentarsi a dirci: è l'ora. Quando, guardandolo fisso negli occhi, con la schiena dritta, gli dici: NO. Una parola una. Ma che forza ...

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17.6.08

Ci siamo!

Ecco l’Esame di Stato:
domani lo scritto di italiano.
Come prof ed eterna studente
vivo la maturità in piena emozione, ogni anno.
Gironzolo nel web sorridendo ai toto-tema
e a quel miraggio di possedere
tutto lo scibile con cui la Rete sa sedurci.

Cari maturandi,
ormai quel che è fatto è fatto,
ma se proprio volete tentare una panoramica,
come consiglia l’amico e collega Stefano
date un’occhiata qui, e all’eccellente
sito Treccani che – tra l’altro -
nelle Immagini simbolo del secondo ‘900
offre una carrellata della storia del XX secolo
attraverso volti e figure che hanno fatto il giro del mondo
e cambiato il sentire comune.

Buon lavoro
;-)
.

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16.6.08

SlideShare: un mondo di presentazioni

Sei a caccia di presentazioni sui temi più disparati?
Vuoi condividere le tue slide con altri appassionati?
Cerchi integrazioni o pareri di esperti?
Sei convinto che uno slideshow sia il modo migliore per pubblicizzare il tuo evento?

SlideShare è la più vasta comunità globale nata per condividere online diapositive di testo e audio.

Basta creare il proprio account, caricare una presentazione esistente - anche minima - che poi verrà pubblicata, etichettata e condivisa. Gli utenti SlideShare potranno quindi scaricarla sul pc, incorporarla alle proprie, renderla visibile su blog o siti.

Eccone un assaggio.

12.6.08

"I giorni della salute". Informazione e prevenzione in ogni angolo di Milano

In Milano vi sono dieci ospedali per i malati poveri
e quasi tutti ben dotati di ricchezze.
Tra questi primeggia l’Ospedale Brolo.
In questo, soprattutto nei giorni di carestia,
si possono trovare più di cinquecento malati poveri a letto
e un numero ancor maggiore di malati non costretti a letto,
ma tutti mantenuti a spese dell’ospedale.
Tutti i malati poveri sono accolti e sono ristorati con benevolenze e abbondanza…
BONVESIN DELLA RIVA 1288


Camminando per Milano, in questi giorni si incontrano gazebo, spettacoli, mostre e convegni che diffondono la “cultura della salute”.

Per le strade girano camper con esperti che gratuitamente misurano ai cittadini valori di pressione, colesterolo e glicemia, forniscono consulti cardiologici, danno informazioni e consulenza su Hiv, diabete, diagnosi precoce delle patologie della pelle o disturbi dell'alimentazione.

Sono “I giorni della salute”, dal 5 al 15 giugno, giorni in cui volontari e personale sanitario scendono nelle strade per spiegare ai cittadini le malattie ed effettuare screening gratuiti.

Più di cento appuntamenti, tra quelli previsti e quelli che si sono già svolti, alcuni di carattere scientifico, altri di natura politica, altri ancora di intrattenimento. L'iniziativa vuole sensibilizzare i milanesi sui corretti stili di vita, sul benessere e sulla cura di sé. Lo spazio più ampio è dedicato alla prevenzione dei tumori, alle malattie cardiovascolari e metaboliche.

Molti ospedali hanno aperto le porte alle pazienti per visite ginecologiche, senologiche e pap-test gratuito. All’Ottagono in galleria Vittorio Emanuele II, tutti i giorni si dibatte sui temi della salute e del benessere, si tengono rassegne cinematografiche, momenti di lettura mentre nei parchi pubblici si svolgono incontri e spettacoli che si concluderanno domenica 15 giugno, giorno in cui l’Assessorato alla Salute offrirà cestini contenenti prodotti alimentari di qualità per una dieta genuina.

“L’ammalato – ha detto l’Assessore alla salute del Comune di Milano Giampaolo Landi di Chiavenna – è e resta cittadino con il suo posto nella società, i suoi diritti, i suoi problemi. In questi giorni la città vivrà intensamente tutti i suoi luoghi attraverso momenti di ascolto e di intervento delle Istitutzioni”.

Sul sito si può consultare il calendario completo delle iniziative.

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Quale sarcasmo?

La parola sarcasmo
già nell’etimo è inquietante:
sarkasmós, in greco, deriva da sarkázō che significa
“dilanio, strappo la carne, mordo”.

All’acuta salacità che caratterizza quello che
più che uno scivolone è talvolta un’attitudine,
si accompagnano spesso animosità e insoddisfazione.
E fin qui niente di nuovo: alzi la mano
chi non è mai stato oggetto o soggetto di sarcasmo.

Di nuovo c’è, invece,
lo studio condotto da Katherine Rankin
presso l'Università della California a San Francisco,
e riportato qualche giorno fa dal
New York Times.

E la novità sta nel fatto che,
diversamente da quanto si credeva finora,
l’ “area del sarcasmo” niente ha a che fare
con l’emisfero sinistro,
dove nascono il linguaggio e le interazioni sociali.

Secondo questo studio,
percezione e comprensione delle frasi pungenti
risiedono invece in una zona neurale dell’emisfero destro,
chiamata giro paraippocampale destro,
cui finora veniva attribuita la sola capacità
di rilevare contesti visivi,
ma che invece si è rivelata avere anche una sensibilità sociale:
“The left hemisphere does language in the narrow sense,
understanding of individual words and sentences […].
But it’s now thought that the appreciation of humor
and language that is not literal, puns and jokes,
requires the right hemisphere.”

Pur senza arrivare ai casi limite di lesioni dell’area,
produzione linguistica e capacità di riconoscere
il senso di battute pungenti
sono indipendenti, e variabili da soggetto a soggetto.

Niente di strano, quindi,
se al prossimo tuo gioco di parole
anche il più attrezzato degli interlocutori
rimarrà candidamente basito.
.

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10.6.08

L’OSPEDALE CHE VORREMMO

"Il medico abile è un uomo che sa divertire con successo i suoi pazienti, mentre la Natura li sta curando." (Voltaire)

Nell’ambito del progetto Ricerca e Cura, promosso dalla Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena e l'Università degli Studi di Milano, continuano gli appuntamenti teatrali affidati all’interpretazione di Gaia Catullo e dei suoi allievi.
È un momento rivolto ai cittadini per parlare di medicina e ricerca con la partecipazione di esperti che utilizzano l’arte del recitare come strumento di comunicazione e di stimolo alla discussione.

"In caso di bisogno vorrei avere la certezza di ricoverarmi in un Ospedale in cui prestano servizio medici e infermieri preparati e sorridenti, sempre disponibili, umanamente ricchi, che amano lo studio e la ricerca, che dispongono di apparecchiature d'avanguardia, lavorano in armonia con il personale di tutti i Reparti".

E tu che Ospedale vorresti?

Segna in agenda:
Martedì 17 giugno, ore 18 “L’ospedale che vorremmo” presso l’Università degli Studi di Milano – Aula Magna – Via Festa del Perdono, 7. Ingresso libero.

Alla discussione parteciperanno:
Ferruccio Bonino*, Direttore Scientifico
Giovanni Oggioni, Direttore del Settore Pianificazione Urbanistica Generale, Comune di Milano
Michelangelo Tagliaferri, Sociologo, Presidente Accademia di Comunicazione - Milano
Basilio Tiso*, Responsabile Direzione Medica di Presidio Mangiagalli e Regina Elena
Carlo Tognoli*, Presidente
Emilio Trabucchi, Presidente Azienda di Servizi alla Persona Pio Albergo Trivulzio – Milano.
Con la partecipazione straordinaria di Mita Medici.
*Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena

Questi appuntamenti danno diritto al conseguimento:
· dei crediti ECM per Medici, Biologi, Infermieri,Tecnici (interni ed esterni)
· dei crediti universitari

Per informazioni:
Fondazione IRCCS
Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena
02 5503 4514 / 4001
comunicazione@policlinico.mi.it
http://www.policlinico.mi.it/

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9.6.08

Il linguaggio della salute sul settimanale OGGI


Sul numero di OGGI dell'11 giugno Umberto Veronesi parla dell'importanza di una buona comunicazione tra medico e paziente e cita Il linguaggio della salute.

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8.6.08

Con la testa

Sarà per professione,
e sarà perché in questo periodo
sono particolarmente ricettiva all’argomento,
ma la proposta che la Regione Toscana rivolge a ragazze
e ragazzi di dire la propria sul benessere dei giovani
per poi svilupparla al Campus della Salute
dal 24 al 30 agosto 2008 a Volterra,
mi piace.

Se vuoi più informazioni: Di testa mia
.

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5.6.08

SOGNATORI IN-REALTA'

I sogni son desideri di felicità.Nel sonno non hai pensieri ti esprimi con sincerità.Se hai fede chissà che un giorno la sorte non ti arriderà.Tu sogna e spera fermamente dimentica il presente e il sogno realtà diverrà…
(“I Sogni son Desideri”, Cenerentola, Waltdisney)

Un vero e proprio corso su come non far rimanere fantasmi i propri sogni: “I sogni in realtà. Oltre i problemi, oltre gli ostacoli” nuove tecniche e strategie per trasformare i sogni in realizzabili e in concreti piani d’azione. Per la tua vita e per il tuo lavoro.
I sognatori in-realtà sono: Paolo Carmassi e Francesco Martelli, i quali ti guideranno in un viaggio interiore insegnandoti tecniche e strategie per realizzare l’irrealizzabile.
Parliamo di sogni da concretizzare e non di obiettivi perché “il sogno è qualcosa di magico, va oltre la realtà” come dice Francesco Martelli durante la presentazione del corso, ma soprattutto è caratterizzato da emozioni, percezioni e pensieri che si strutturano in una successione di immagini generalmente non regolata dalla logica. L’obiettivo, invece: “non influenzato da preconcetti, passioni, interessi soggettivi”.
Lo scopo è proprio quello di riuscire a mettere insieme due opposti che si attraggono: la creatività e la logica.
Bisogna andare oltre il sogno, proiettarlo in una realtà o in una situazione futura.
I sognatori in-realtà ti insegneranno delle tecniche e delle strategie per creare una forte realtà interna che si trasformerà poi in una realtà esterna, concreta.
Imparerai a visualizzare ciò che vuoi raggiungere in uno stato mentale rilassato, ma vigile (stato alfa) in modo tale da poter allineare la tua parte inconscia con quella conscia; dovrai credere nella possibilità e tenere in mente che il tuo sogno sarà come una bussola per guidarti a raggiungerlo.
Il corso sarà realizzato in due giornate, una destinata agli attrezzi e l’altra alla profezia che si auto-avvera.
Obiettivo:
Alleggerirsi e liberarsi dai pesi, derivanti da una cattiva comunicazione e da relazioni difficili, per concentrarci più leggeri, efficaci e strategici sulla realizzazione dei nostri sogni.

Chiara Caselli

Per realizzare i tuoi sogni:

www.francescomartelli.info
www.palestradellascrittura.it

Domande retoriche


COMMISSARIO BERTOZZO (sfogliando degli incartamenti, rivolto al Matto che se ne sta seduto tranquillo) Ah, ma non è la prima volta che ti travesti! Qui dice che ti sei spacciato due volte per chirurgo, una volta per capitano dei bersaglieri… tre volte vescovo… una volta ingegnere navale… in tutto sei stato arrestato… vediamo un po’… due e tre cinque… uno, tre… due… undici volte in tutto… e questa è la dodicesima! […]
MATTO […] Ma io sono matto: matto patentato! Guardi qua il libretto clinico: sono stato ricoverato già sedici volte… e sempre per la stessa ragione: ho la mania dei personaggi. Si chiama «istriomania», viene da istriones che vuol dire attore. Insomma, ho l’hobby di recitare delle parti sempre diverse.
.
In una stanza della questura milanese
si apre Morte accidentale di un anarchico, di Dario Fo.
Le scene iniziali ritraggono l’interrogatorio tra il commissario
e un matto patentato, che nell’ultimo travestimento…
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[…] S’è fatto pagare addirittura ventimila lire per una visita!
AGENTE (che sta alle spalle dell’indiziato) Ammazza, che carabinata!
MATTO È la normale tariffa di uno psichiatra che si rispetti… per uno che ha studiato per sedici anni la stessa materia!
COMMISSARIO BERTOZZO Appunto, ma tu, quando mai hai studiato?
MATTO Io per vent’anni ho studiato in sedici manicomi diversi… su migliaia di matti come me… giorno per giorno… e anche di notte! Perché io, a differenza dei normali psichiatri, dormivo con loro… magari di piedi con altri due, perché mancano sempre i letti. Ad ogni modo, s’informi, e vedrà se non gli ho fatto una diagnosi più che perfetta a quel povero schizofrenico per il quale mi hanno denunciato.
COMMISSARIO BERTOZZO Anche le ventimila lire erano perfette!
MATTO Ma commissario, sono stato costretto… per il suo bene!
COMMISSARIO BERTOZZO Ah, per il suo bene? Fa parte della terapia?
MATTO Sicuro! Se non gli avessi carabinato le ventimila, lei crede che quel poveraccio e soprattutto i suoi familiari sarebbero soddisfatti? Se gli avessi chiesto cinquemila avrebbero immancabilmente pensato: «Dev’essere uno che vale poco: forse non è un vero professore, sarà uno appena laureato, un principiante». Invece così, dopo la sparata gli è mancato il fiato e hanno pensato: ma chi è questo? Il padreterno?! Sono andati via felici come una pasqua… mi hanno baciato perfino la mano… «grazie professore»… e piangevano di commozione!
COMMISSARIO BERTOZZO Per la miseria, come la sai raccontare bene!
MATTO Ma non sono frottole, commissario! Perfino Freud dice: «La parcella salata è il più efficace dei toccasana, tanto per il medico che per l’ammalato!».
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Quante verità, quanto buonsenso ci sono nelle parole
del cosiddetto Matto?
Interessante chiederselo, e cercare risposte anche qui.
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3.6.08

4 giugno: presentazione de "I sogni in realtà"

Mercoledì 4 giugno, presso il Cristoforo Colombo Hotel di Milano, Paolo Carmassi e Francesco Martelli presenteranno il loro nuovo corso

I SOGNI IN REALTA'
Arrivare a realizzare i sogni, oltre i problemi, oltre gli ostacoli


Alleggerirsi e liberarsi dai pesi derivanti da una cattiva comunicazione e da relazioni difficili, per concentrarci più leggeri, efficaci e strategici sulla realizzazione dei nostri sogni.

QUANDO: mercoledì 4 giugno, ore 18:30-19.45 oppure ore 21:00-22:15
DOVE: Best Western Hotel Cristoforo Colombo
Corso Buenos Aires 3, Milano - MM Porta Venezia

L'ingresso è gratuito ma...
...meglio prenotare (02-89013422) che improvvisare :)

2.6.08

Ucare: storie che curano

You care it. Ovvero prendersi cura, essere interessati, dare valore a sé stessi.

www.ucare.it è un luogo di ascolto dedicato a chi sta vivendo una storia di malattia, propria o di una persona cara, e cerca di superarla attraverso la scrittura.

Tante sono le storie spedite alla Redazione e pubblicate nel sito: da "Avevo il fisico triste..." a "I miei figli dicevano che somigliavo a Shrek!", da "Una battaglia persa" al "Ricordo di Pepo".

Interessanti anche gli approfondimenti sul rapporto tra autobiografia e malattia e la raccolta di video sul tema.

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